Archivio della Categoria '*AmeriCANI'

Michael Jackson è morto

Venerdì 26 Giugno 2009

Ricovero d’urgenza per un probabile attacco cardiaco. Il cantante era stato soccorso

LOS ANGELES - Michael Jackson è morto. La notizia, prima diffusa solo dal sito di Tmz è stata poi rilanciata anche dal Los Angeles Times e dall’Associated Press.

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Bush scrive a Babbo Natale

Martedì 25 Dicembre 2007
 
BUSH SCRIVE A BABBO NATALE

di George W. Bush

Caro Papà Natale, è George W. Bush che ti scrive, l’uomo più potente della terra ma molto affezionato alle vecchie tradizioni. Visto che le feste di fine anno si avvicinano, immagino tu stia già preparando il sacco con i doni da portare ai bambini. Io ho già fatto l’albero con gli addobbi natalizi alternando il nero della Blackwater alle sfere della Patriotshop, con l’omino di neve che sventola una bandiera americana. Ho anche preparato i regali per gli amici del Pentagono e di Israele. Tra missili terra-aria e bombardieri vari ho speso il classico occhio della testa, speriamo che servano almeno ad acchiappare un vero terrorista e non quei disgraziati di Guantanamo che finora mi hanno dato solo grattacapi. Ai marines ho regalato invece la bibbia con la copertina di alluminio, molto più resistente dei paperbacks che nelle zone di guerra sono poco indicati. Per renderla più bella, ci ho fatto incidere sopra la data dell’11 settembre, in modo che non dimentichino che l’America è sotto attacco e bisogna difenderla. E infine, ai ragazzi della CIA ho regalato un po’ di dischi da far ascoltare ai prigionieri per almeno ventiquattro ore continuate a tutto volume. Per la verità, loro avrebbero preferito farsi una week end in Europa come nel 2002 ma Cheney mi ha chiesto se non ero per caso diventato matto. Dobbiamo ancora finire di pagare il conto del Grand Melia di Palma di Majorca dove, con la scusa di rincorrere il Mullah Omar, sei uomini della CIA hanno pasteggiato a champagne per due settimane.

Avrei voluto regalare qualcosa anche ai bambini ma non avevo più soldi e poi so che ci penserai tu. A proposito, sperando di non offenderti vorrei darti qualche consiglio di ordine pratico. Per i maschietti avrei pensato al cecchino “Operazione Iraqi Freedom”, che ha anche la baionetta come i soldati veri. Per le bambine, c’è invece “Jennifer”, una soldatessa armata fino ai denti con tanti accessori. Ti prego, non ascoltare quelle lagne dei pacifisti che sconsigliano i giochi di guerra. I ragazzini vanno pazzi per le armi e un Natale senza fucili, pistole, granate o video-giochi in cui si vedono gli arabi saltare in aria potrebbe traumatizzarli. Pensa che anche i miei ragazzi, quelli che hanno liberato Fallujah, sognano di trovare sotto l’albero almeno il Monopoli “Forze Armate”. Si gioca in tre o quattro fingendo di acquistare armi potenti e di comandare l’esercito americano, il più efficiente che sia mai esistito al mondo. Un giocatore vende un carro armato e in cambio si prende un battaglione di marines, è molto eccitante. Lo consiglio anche per i bambini, chissà che tra una partita e l’altra non scoprano che fare la guardia ad una polveriera è infinitamente più divertente che drogarsi.

E poi l’industria delle armi giocattolo tira qualche milioncino di dollari l’anno, perciò ti prego di non deludermi. Anzi, fa in modo che anche i pargoletti più piccoli si adeguino alle tendenze del mercato. Per loro, la Blackwater ha realizzato i deliziosi orsetti in peluche con la T-shirt nera con il logo dell’agenzia. Ci sono anche le dolcissime tutine per pupi appena nati, rosa e celesti, sempre con il logo Blackwater. Per male che vada, da grandi diventeranno almeno mercenari.

Per i fratellini più grandi, ma anche per i papà, mi permetto di suggerire i video giochi della serie Kuma Wars. Sono talmente realistici che pare di essere veramente in guerra, c’è anche la battaglia di Fallujah, con tanto di case fatte a pezzi e rovine fumanti. Afghan Higlands è però il mio preferito. I giocatori si battono all’ultimo sangue con i talebani e con al qaeda nello stesso momento. Tanto si tratta di un gioco e non è che la gente sta lì a chiedersi perché i marines abbiano fino ad ora bombardato solo i civili. Anche l’esercito americano produce video-giochi destinati ai ragazzi che da grandi sperano di diventare eroi di guerra. I personaggi sono molto simili a dei veri militari, anche perché sono loro che li hanno realizzati a loro immagine e somiglianza. La missione del gioco è superare il durissimo addestramento e sfuggire al nemico. Si gioca da soli o in compagnia, ogni ragazzo può scegliere se arruolarsi nei marines o in un altro corpo. Pensa che per realizzare ogni gioco abbiamo speso 45 milioni di dollari, ma il divertimento è assicurato.

Ai papà che hanno tutto e comunque a tutti quelli che preferiscono acquistare per conto loro cravatte e calzini potrebbe far piacere ricevere un abbonamento annuale per il Golf Club di Kabul. La vita quotidiana in Afghanistan è molto creativa, i ristoranti sono chiusi ma i tanti cimiteri sparsi qua e la restano aperti per molte ore del giorno. Il campo da golf è un po’ brullo ma almeno le mine sono state tolte. Manca la Club House, al suo posto c’è una vecchia baracca militare. I caddies, ragazzi addetti al trasporto delle mazze, devono arrangiarsi con la custodia di un vecchio kalashnikov ma pazienza, prima o poi anche loro avranno le sacche in pelle di elefante che nei paesi capitalisti vanno a ruba anche se costano tremila l’euro l’una.

Per le mamme, dimentica quei terribili schiaccianoci che somigliano a Hillary Clinton o le t-shirt con la faccia di Obama. Povere donne, con i bambini da accudire e un marito brontolone non hanno mai un attimo di tempo. Sono sicuro che un robot-aspirapolvere sarà il regalo ideale. La versione “Verro”, ha anche le ruote e pulisce da solo la piscina, il giardino e la cuccia del cane. Pensa che lo hanno realizzato i tecnici del DARPA, l’agenzia americana per l’avanzamento tecnologico. Ci costa quattro miliardi di dollari l’anno ma produce cose incredibili: elmetti volanti, rigeneratori per far ricrescere i tentacoli dei polpi, macchine teleguidate, aerei a molla, tutte cose utilissime. Se la mamma viaggia spesso, il regalo giusto è sicuramente I-connect, altra meraviglia prodotta dal DARPA. Non perde di vista i bambini quando la mamma è lontana e permette di comunicare con il cane di casa anche se si è a mille chilometri di distanza. Noi usiamo il tipo industriale nei rastrellamenti e ai check-points, peccato che ogni tanto si blocchi e i soldati se ne accorgano solo dopo aver compiuto una strage ma che vuoi, sono inconvenienti che possono capitare.

Beh, io scappo, ho ancora una cartolina da mandare al mio amico AZZZ, ho scelto quella con la scritta “Bombardiamo l’Iran per la Pace”. E’ veramente bella, con l’esplosione nucleare in rosso su fondo bianco. Ma non sarà un po’ poco? Che dici, gli mando almeno un pandoro?

BUSH NULLITA’ AMBULANTE

Martedì 16 Ottobre 2007

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nullità ambulante
macchietta
instabile
zimbello

LO SCEMO DEL VILLAGGIO

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«Brain»: il «Cervello»!

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«Povero diavolo», senza spina dorsale, per gli uni e «nullità ambulante», completamente plagiato dalla madre, per gli altri…, il cinquantaseienne «instabile», «influenzabile» e senz’altro «ricattabile» figlio «bischero» di George Herbert Walker Bush e Barbara Pierce, nel corso della sua travagliata esistenza – sempre secondo i siti che lo descrivono – non sarebbe mai stato un’ «aquila»…

Così, almeno, sembrano «inquadrarlo» e ricordarlo i suoi innumerevoli ex compagni di scuola che lo hanno ben conosciuto, sia alla Philips Andover Academy del Massachussets, sia alla Yale University, sia alla Harvard Business School. Questi ultimi, infatti, continuano a conservare di lui l’immagine dell’insperata e provvidenziale «macchietta» della classe. Il classico «zimbello» a cui - tra costanti derisioni e quotidiane sarcastiche parodie – era spontaneo attribuirgli il caustico e rivelatore epiteto di «brain» (il «cervello»): cioè, lo «scemo del villaggio»!

BUSH PSICHICAMENTE SCOMBINATO

Lunedì 8 Ottobre 2007


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lo stupido
l’asino scemo
lo scimpanzè
il ragazzo banana
il tossicomane
l’alcolista

BUSH  PRESIDENTE DI CARTA

Nato un 6 Luglio del 1946, a New Haven (Connecticut) ed alternativamente chiamato «Dubya» (pronunciare: «Dobià» = lo «stupido»), «Dumbass» («Dombàss» = «l’asino scemo»), «el-Chimpy» («el-Cimpi» = lo «scimpanzé») o «Bananaboy» («bananaboi» = il «ragazzo-banana»), George Walker Bush jr. non è soltanto la tipica «marionetta» del gioco americano del potere…

Come precisano le decine e decine di siti internet a lui dedicati negli USA (per sincerarsene, basta inserire il nome George W. Bush sulla finestra web di un qualunque motore di ricerca, e cliccare!), l’apparentemente scaltro e feroce «lupo» di Washington, è soprattutto un particolare, inconsueto, desolante ed affliggente «caso umano»!

Dalle pagine Web in questione, ad esempio, si apprende che, in passato, l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America è stato un patetico ed inveterato tossicomane (cocaina), nonché un incallito e commiserevole alcolista (whisky, qualità «Bourbon» + birra, marca «Lone Star»). O se si preferisce, un prostrato e psicolabile personaggio che a stento, verso la metà degli anni ‘70 - dopo avere subito un paio di arresti per guida in stato di avanzata ubriachezza, uno specifico fermo per detenzione abusiva di stupefacenti e numerose terapie intensive di disintossicazione presso dispendiose e confidenziali case di cura specializzate – sarebbe riuscito, in fine, apparentemente, a separarsi dall’increscioso ed inquietante stato di «duplice dipendenza» nel quale era sciaguratamente e miserevolmente sprofondato.

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Stop The War

Uno sfacciato criminale

Sabato 21 Aprile 2007

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 la donzelletta vien dalla campagna

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DI LARRY CHIN     

Online Journal
 

Grottesco tanto quanto il massacro del Virginia Tech è stato lo spettacolo di George W. Bush in posa per un servizio fotografico all’udienza per le vittime della tragedia.

Non si sarebbe dovuto permettere a Bush di parlare — al maggiore criminale di guerra e omicida di massa al mondo, un uomo responsabile per il massacro di decine di migliaia di persone; un uomo la cui famiglia è stata per generazioni responsabile di morte in tutto il mondo.

Non solo quest’uomo non è il legittimo presidente degli Stati Uniti, egli è uno sfacciato criminale, un entusiasta sostenitore della violenza di massa e del massacro. Egli è un omicida, un assassino.

Non passa giorno che Bush, Dick Cheney, Condoleezza Rice e altri membri dell’amministrazione più apertamente criminale della storia moderna, non diano ordini di massacrare, bombardare, sparare, torturare e distruggere.

Decine di migliaia di innocenti sono stati uccisi in Iraq, e continuano a essere uccisi nel momento in cui leggete questo articolo. Tremila persone sono state uccisi a sangue freddo, in territorio Usa, l’11 settembre. Tutto questo sangue è sulle mani di Bush e Cheney.

Poi vi sono i molti, terribili e crescenti mali sociali che hanno aiutato a fomentare una cultura di odio: i media aziendali che glorificano la violenza, l’omicidio e la guerra, The Sopranos, Quentin Tarantino, e spettacoli televisivi come 24; interessi aziendali che traggono profitto da tutto, dalle armi (la cosiddetta industria della “difesa”) ai videogiochi infarciti di omicidi che sono la droga quotidiana dei bambini.

Anche questo è parte della distopia americana di Bush-Cheney, resa possibile dal bell’esempio costituito da ciò che è, in base a ogni definizione, una mafia.

Ci sono poche differenze tra il malato di mente Cho Seung-Hui e il malato di mente George W. Bush, ma queste differenze sono importanti.

L’orgia di delitti a sangue freddo che è stata compiuta da Bush (e dai suoi pari) non viene riconosciuta, anche se la distruzione continua e il suo conteggio delle vittime aumenta di ora in ora.

La stessa esistenza di Bush, i suoi massacri, non attanagliano di paura l’acquiescente e ignorante popolo americano. E, tranne che per quelle famiglie che sono state vittime dirette della criminalità di Bush-Cheney, come la famiglia di Pat Tillman[giocatore di football americano arruolatosi nell’esercito USA e morto, in circostanze poco chiare, in Afganisthan n.d.t.], l’America non sta chiedendo giustizia, non sta correndo in massa dagli psicologi, non sta “chiedendo perché”, non sta chiedendo di fermare tutto ciò.

Bush, con un sorriso di disprezzo, sta vagando liberamente in quel campus che è il mondo, ed è carico di armi.

Larry Chin

 
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bush devil

Giovedì 12 Aprile 2007

bushdevil

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AVANTI POP

Martedì 3 Aprile 2007
AVANTI  POP


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ALLA RISCOP      
BANDIERA ROCK       
BANDIERA ROCK

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SENZA PAROLE

Venerdì 16 Marzo 2007
senza parole
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         ameriCani       


UCCIDI UN UOMO E SEI UN ASSASSINO.
UCCIDINE MILIONI E SEI UN CONQUISTATORE.
UCCIDILI TUTTI E SEI DIO


++Hanno ucciso George W. Bush++

Mercoledì 7 Marzo 2007

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Hanno ucciso George Bush

In uscita il 16 marzo il fanta-documentario inglese sull’omicidio del presidente Usa. Il regista: «Parto dal futuro per raccontare le cose agghiaccianti successe negli ultimi sei anni»
Oggi, 19 ottobre 2007 poco prima delle nove di sera, davanti all’hotel Sheraton di Chicago il presidente degli Stati Uniti George Walker Bush è stato colpito a morte da due proiettili sparati dalla finestra dell’edificio di fronte. Trasportato precipitosamente in ospedale, è stato sottoposto a un intervento per fermare l’emorragia causata dalla recisione dell’aorta, ma i medici non sono riusciti a impedirne il decesso avvenuto attorno all’una e mezza di notte.

È questo l’evento che dà il titolo a Death of a president, il film dell’inglese Gabriel Range che, nella forma del fanta-documentario, racconta a posteriori (è ambientato nel 2008) la serie di eventi che portò all’omicidio di Bush e le sue conseguenze.

«Ho voluto usare la lente del futuro per interpretare il presente - racconta Range -. Già in passato avevo usato la formula del documentario realizzato nel futuro per esaminare la realtà attuale: dopo pochi minuti, come in questo caso, ci si dimentica che le cose che si vedono non sono accadute e si riesce a riflettere sul presente».

Un presente nel quale il presidente Usa affronta una pesante contestazione a Chigago a causa del conflitto in Iraq e dell’atteggiamento provocatorio verso Iran e Corea del Nord, che sfocia in un vero e proprio assedio all’albergo nel quale è chiamato a tenere un discorso.

Tutto fila liscio, tra le preoccupazioni dei servizi segreti, finché Bush non esce e viene ucciso da due proiettili mentre saluta la folla. Il suo posto viene prontamente preso dal vice Cheney, che dapprima minaccia ritorsioni contro la Siria (fantasiosamente indicata come responsabile indiretta del misfatto) e poi instaura uno stato di polizia nel Paese con un inasprimento del Patrioct Act. A farne le spese un ragazzo siriano, colpevole solamente di essere passato nel posto sbagliato al momento sbagliato, d’essere musulmano e aver fatto in passato un viaggio in Pakistan.

La verità sull’assassino però è ben diversa e difficile da accettare per l’amministrazione dei "falchi": la morte del presidente dipende infatti in gran parte da quel che lui ha deciso in vita.

Ed è per (di)mostrare questo che Range ha realizzato, con una magistrale mescolanza di immagini reali (il funerale di Bush è quello di Ronald Regan), riprese ritoccate, interviste recitate e inquadrature girate ad hoc con ogni mezzo (dalla cinepresa fissa ai videofonini, dalle telecamere di sorveglianza alla camera a mano), un verosimile e tesissimo documentario di finzione. «Il valore del film è nella sensazione di realismo, dopo cinque minuti si scorda che è tutto falso. Ma era necessario mostrare l’uccisione di Bush come una metafora dell’11 settembre per verificare come reagiremmo a quella notizia».

In America non molto bene, in verità: «La Fox, cui ovviamente non sto simpatico, mi ha accusato di distorsione della realtà e di irresponsabilità… ma se loro lo fanno tutti i giorni! Hillary Clinton ha definito il film "malato, morboso e disprezzabile" senza neppure vederlo: pensava fosse un incoraggiamento a uccidere davvero Bush. Sapevo che gli Usa sarebbero stati il mercato più duro, ma molte persone che ho incontrato mi hanno espresso la propria disillusione e rabbia per essere stati ingannati sull’Iraq. E poi a me interssava dare un punto di vista diverso, dire che negli ultimi sei anni sono successe cose incredibili e raggelanti».

Range spera però che il futuro, quello vero, sarà migliore: «C’è posto per l’ottimismo, fino a poco tempo fa erano inconcepibili le ammissioni di errori che ci sono state ultimamente. Ma capisco anche la paura e la scaramanzia di voi italiani: mi hanno spiegato che per voi, se si fa vedere la morte di qualcuno, gli si allunga la vita…».Emanuele Benvenuti

this man is about to a war

Lunedì 5 Marzo 2007

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 bush                        &                         bush